Tragedia di Lamezia Terme: chiesto il rinvio a giudizio per 5 persone

Giesse Risarcimento Danni segue il risarcimento per incidente stradale mortale a Lamezia Terme. 

La richiesta del rinvio a giudizio di cinque persone imputate a vario titolo della morte di Stefania Signore e dei suoi due figli, avvenuta nell’incidente mortale a Lamezia Terme durante l’alluvione del 2018, viene riportata sui giornali “Il quotidiano del Sud” e sulla “Gazzetta del Sud“.

Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in risarcimento a seguito di incidenti stradali, assiste il marito della donna nonché padre dei due bambini. Si attende ora la decisione del giudice.

Chiesto il processo per cinque

Fango e detriti travolsero sulla provinciale Stefania Signore e i suoi due figli di 7 e 2 anni

Il pm Emanuela Costa ha chiesto il rinvio a giudizio di 5 persone, coinvolte a vario titolo nella tragedia del 1 ottobre 2018 quando una mamma con i suoi due figlioletti furono travolti da un’ondata di fango e detriti sulla strada provinciale nei pressi di San Pietro Lametino.

L’udienza preliminare è stata fissata per il 14 settembre 2021 quando dovranno comparire davanti gup del Tribunale di Lamezia Terme, Antonio Condello, 51 anni di Curinga, imprenditore agricolo, Floriano Siniscalco, 51 anni di Girifalco, dirigente della Provincia di Catanzaro, nonché Francesco Paone, 61 anni di Lamezia Terme, Giovanni Antonio Lento, 61 anni di Lamezia Terme e Cesarino Pascuzzo, 63 anni di Lamezia Terme, tutti e tre dipendenti della Provincia di Catanzaro.

Antonio Condello, proprietario del fondo nonché titolare dell’azienda agricola, è accusato di aver scaricato detriti, fango e acqua meteorica sulla strada provinciale 113; Siniscalco e  Paone, dirigenti del settore “Trasporti e Viabilità” della Provincia non avrebbero messo in atto tutte le opere che avrebbero potuto evitare gli sversamenti di acqua e fango lungo la provinciale e per non aver segnalato ai competenti organi di polizia di verificare se gli interventi straordinari effettuati negli anni 1999 e 2006 avessero risolto il problema (controlli fatti eseguire, invece, dopo il 2018, solo a seguito dell’incidente).

Giovanni Antonio Lento, Cesarino Pascuzzo, della vigilanza stradale, non avrebbero mai informato i loro responsabili del persistere della problematica dello sversamento di acque meteoriche e detriti dai terreni limitrofi alla provinciale.

Sono dunque passati oltre due anni e mezzo da quel drammatico 4 ottobre del 2018, giorno in cui persero la vita lungo la strada provinciale 113 Stefania Signore, 30enne di Gizzeria Lido, e i suoi figlioletti Christian e Niccolò.

Una tragedia che ora vede indagati a vario titolo cinque persone, mentre il marito di Stefania e padre di Christian e Niccolò, Angelo Frija, assistito da Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in incidenti stradali mortali, è stato rappresentato in questa fase di indagini penali dagli avvocati Antonio Perri e Michele Liuzzo.

La sera del 4 ottobre 2018, verso le 20.15, Stefania è a bordo della sua Alfa Mito in compagnia dei suoi figlioletti, Niccolò di due anni e Christian di sette, sta percorrendo la provinciale 113, dirigendosi da San Pietro a Maida verso San Pietro Lametino.

Tornano a casa dopo aver trascorso il pomeriggio dai nonni perché la mamma lavora al call center, è buio, la pioggia è battente e la strada comincia ad allagarsi.

Ad un certo punto, nei pressi del chilometro 5, Stefania perde il controllo dell’auto e sbanda fermando la sua corsa di traverso rispetto alla carreggiata e con parte sinistra della Mito esposta al deflusso dell’acqua.

L’auto è di traverso e la donna nota che l’acqua sta entrando nell’abitacolo, è spaventata, il buio e la pioggia la disorientano. Istintivamente cerca di mettere al sicuro i suoi due bimbi abbandonando il veicolo e uscendo dalla portiera sul lato del passeggero.

Appena si allontanano di qualche metro, il forte flusso d’acqua travolge tutto violentemente e l’auto, Stefania e i due piccoli si perdono tra il fango e i detriti. I corpi di mamma e figlio maggiore vengono ritrovati esanimi di lì a poco, mentre il corpicino del piccolo Niccolò viene rinvenuto solo il 12 ottobre, coperto di fango, a cinquecento metri di distanza dal luogo dell’incidente.

«Il fatto che, finalmente, si sia giunti alle richieste di rinvio a giudizio, è un primo passo per l’accertamento della verità dei fatti – dichiara papà Angelo – attenderò ora con fiducia l’esito del procedimento, nella speranza che chi ha sbagliato paghi per i suoi errori, per il rispetto che si deve a mia moglie e ai miei figli, che non ci sono più».

«Nella drammaticità estrema di questo caso – afferma Bruno Marusso di Giesse – abbiamo la soddisfazione di aver ricevuto la conferma delle tesi sostenute dai  nostri consulenti».

Articolo de “Il Quotidiano del Sud

La drammatica alluvione del 2018. Chiesti cinque rinvii a giudizio

Sott’accusa tecnici della Provincia, vigilanti e un imprenditore. Le vittime travolte da un’onda di fango e acqua a San Pietro a Maida

Chiuse le indagini sull’incidente mortale che due anni e mezzo fa strappò alla vita la giovane mamma Stefania Signore e i suoi piccoli figli Christian e Niccolò di 7 e 2 anni.

La Procura della Repubblica di Lamezia ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per cinque persone, coinvolte a vario titolo nel tragico incidente che si verificò la notte del 4 ottobre del 2018 lungo la strada provinciale 113 nel comune di San Pietro a Maida.

Si tratta in particolare di Antonio Condello, imprenditore 51enne residente ad Acconia di Curinga; Floriano Siniscalco, ingegnere 50enne residente a Girifalco; Francesco Paone (60 anni), Giovanni Antonio Lento (60) e Cesarino Pascuzzo (62), tutti e tre di Lamezia, dipendenti dell’amministrazione provinciale di Catanzaro. Tutte sono accusate di omicidio stradale.

Per la Procura, infatti, l’Alfa Romeo su cui viaggiavano la 30enne e i suoi due figli fu investita da «un’onda anomala» che si sarebbe formata non solo per la violenza e la quantità della pioggia caduta in quelle ore, ma anche a causa della mancata manutenzione di un terreno e dell’assenza di controlli da parte dei tecnici della Provincia di Catanzaro.

Secondo le ipotesi formulate dal sostituto Emanuela Costa e dal procuratore Salvatore Curcio, Condello, proprietario di un terreno che si trova a ridosso della Provinciale 113 fra San Pietro a Maida e San Pietro Lametino, avrebbe «omesso di mantenere le ripe del proprio fondo in modo tale di evitare di scaricare detriti e terra», sulla strada provinciale, dove inoltre avrebbe scaricato, «senza regolare concessione», un notevole quantitativo di acqua meteorica mista a fango e detriti che, proveniente dai terreni soprastanti, dopo essersi accumulata nella depressione del terreno, generatasi in corrispondenza delle tre linee parallele di metanodotto, insistenti in detta proprietà, a causa del taglio del terreno operato per la realizzazione delle tre opere citate, e del passaggio di mezzi meccanici di tipo agricolo», avrebbe formato l’ondata killer.

L’ingegnere Siniscalco (dirigente del Settore viabilità e trasporti della Provincia) e il geometra Paone sono indagati perché secondo la Procura non avrebbero provveduto – dopo alcuni interventi di manutenzione straordinaria del 1999 e del 2006 che attestavano l’esistenza di sversamenti laterali sulla provinciale e la necessità di regimentare le acque meteoriche che provenivano dai terreni adiacenti – a segnalare agli organi di polizia le violazioni al codice della strada e per aver «omesso di predisporre ulteriori controlli» per accertare se il problema persistesse, come invece fatto «successivamente agli avvenimenti del 4 e 5 ottobre 2018».

Gli agenti di vigilanza stradale Lento e Pascuzzo, infine, sono indagati per «non aver mai segnalato» la situazione all’allora responsabile, ovvero Paone. Tutti e cinque dovranno sostenere l’udienza preliminare che è stata fissata per il 14 settembre 2021 al Tribunale di Lamezia Terme.

Il marito di Stefania Signore e padre di Christian e Niccolò, Angelo Frija (assistito da Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in incidenti stradali mortali) è stato rappresentato nella fase di indagini penali dagli avvocati Antonio Perri e Michele Liuzzo.

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