Incidente mortale a Vicenza: maxi risarcimento dopo 23 anni

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Giesse Risarcimento Danni ottiene risarcimento per incidente stradale mortale a Vicenza. 

La notizia del maxi risarcimento, disposto dalla Corte d’Appello di Venezia e riguardante l’incidente mortale in provincia di Vicenza, viene riportato sul quotidiano “Giornale di Vicenza“.

Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in risarcimento a seguito di incidenti stradali, ha assistito i familiari della vittima che a 23 anni dal sinistro sono riusciti ad ottenere il risarcimento che spettava loro di diritto.

Schianto mortale, maxi risarcimento dopo ben 23 anni

I familiari hanno ottenuto quasi 700mila euro dopo una battaglia giudiziaria infinita, durante la quale la moglie della vittima è deceduta

Ventitré anni. Tanto è servito alla famiglia Gemmo per ottenere giustizia e il risarcimento sperato, dopo il terribile incidente in cui aveva perso la vita Mario.

Aveva 75 anni e aveva lasciato nel dolore i tre figli e la moglie Alice Rigodanzo, per 45 anni al suo fianco. La vedova non è riuscita a vedere la fine della battaglia giudiziaria, perché è purtroppo già deceduta.

Nei giorni scorsi, la Corte d’appello di Venezia, sulla scorta delle indicazioni contenute in una sentenza della Cassazione, ha liquidati ai Gemmo – i figli Franco, Marimila e Vanirosa- poco meno di 700 mila euro. La famiglia di Noventa è conosciuta e Mario, dopo una vita di lavoro, un pensionato stimato.

Il pomeriggio del 23 marzo 1998, mentre viaggiava come passeggero nell’auto guidata dal figlio Franco, Mario morì in seguito ad un violento impatto avvenuto lungo la provinciale 247 nel territorio comunale di Agugliaro: la vettura fu centrata dall’autocarro guidato da Salvatore Senia.

La famiglia promosse un’azione civile per ottenere il risarcimento, affiancata dall’avvocato Alessandra Gracis e da Giesse Risarcimento, società leader nel settore, e nel 2004 il tribunale di Conegliano condannò la levante assicurazione (oggi Carige) a pagare una somma nella misura dell’80% per moglie e figlie e del 70% per il figlio.

Perché? La vittima non indossava le cinture di sicurezza e il giudice ridusse l’importo, sostenendo che Franco avrebbe dovuto attivarsi per fargliele agganciare.

Contro la sentenza i congiunti della vittima presentarono ricorso per ottenere un risarcimento più elevato rispetto alla tremenda perdita che aveva subito e la Corte d’Appello di Venezia, nel 20113, lo accolse.

Successivamente, nel 2017, ci fu una pronuncia anche della Corte di Cassazione, la quale censurò in parte l’operato della Corte d’Appello di Venezia per non aver motivato, in modo logico e coerente, la quantificazione dei danni liquidati, ma dando una serie di indicazioni sul punto.

Per questo il fascicolo è tornato a Venezia dove, nei giorni scorsi, si è chiuso il lungo iter con la liquidazione del danno in maniera definitiva.

«Purtroppo si sono susseguiti ritardi, e anche errori, che hanno prolungato in maniera abnorme l’iter giudiziario – precisano Roberto Oliviero e Massimo Gottardo di Giesse – con grave pena dei famigliari di Mario, costretti a rivivere ad ogni udienza il dramma di tanti anni prima. La moglie, che tanto desiderava giustizia, si è spenta prima di leggere la sentenza definitiva».

Articolo del “Giornale di Vicenza”