Risarcimento danni per intervento chirurgico

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risarcimento perforazione intestinale

Risarcimento danni per intervento chirurgico.

Il Tribunale di Vicenza ha condannato due ospedali veneti a un risarcimento di oltre 300mila euro nei confronti di un uomo di 52 anni, la cui vita è stata stravolta a seguito di una serie di interventi chirurgici.

La notizia viene riportata nel quotidiano “Corriere del Veneto“.

Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela delle vittime di malasanità, ha assistito l’uomo nelle diverse fasi dell’iter civilistico tramite i propri legali fiduciari.

Perde una parte dell’intestino: sarà risarcito con 300mila euro

Dopo un calvario passato attraverso dieci ricoveri e cinque interventi, arriva la condanna per i due ospedali veneti.

Il tribunale ordinario di Vicenza ha condannato l’Usl 7 Pedemontana e l’Azienda Ospedale-Università di Padova a un risarcimento di oltre 300mila euro, di cui più di 230mila a carico dell’azienda sanitaria vicentina, nei confronti del 52enne F.F. di Schio, che ha preferito mantenere l’anonimato.

La sentenza è arrivata in seguito a una vera e propria odissea durata tre anni alla fine della quale l’uomo, vittima di plurimi errori medici, oltre ad aver perso un cospicuo tratto di intestino sarà costretto per il resto della vita ad espletare i propri bisogni solidi in una sacca che gli fuoriesce dall’addome.

La vicenda ha avuto inizio nel maggio 2023 quando, a causa di un forte dolore addominale, F.F. si è presentato al pronto soccorso dell’ospedale Alto Vicentino di Santorso. Ricoverato e dimesso con una diagnosi di sospetta diverticolite, l’uomo ha atteso tre lunghi mesi per poter essere sottoposto a colonscopia.

Il giorno dopo l’esame, a causa di altri fortissimi dolori, è stato nuovamente ricoverato con diagnosi di perforazione dell’intestino. Per un anno intero F.F. è stato sottoposto a diversi interventi e continui trattamenti fino a quando ha deciso di rivolgersi ad un centro ospedaliero specialistico, la clinica chirurgica 1 dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova.

Anche lì ha preso il via una nuova serie di ricoveri e interventi, fino all’ultima operazione, nel maggio del 2015, durante la quale l’uomo ha dovuto subire una colostomia terminale e definitiva, ovvero un’apertura artificiale dell’intestino per deviare il flusso delle feci verso l’esterno, attraverso la parete addominale.

F.F. si è infine rivolto allo studio Giesse, specialista in risarcimenti, che ha reso nota la vicenda.

«Avviata la ricostruzione di quanto accaduto – racconta Massimo Gottardo, responsabile della sede Giesse di Vicenza – sono subito emersi elementi che portavano a mettere in forte dubbio l’operato dei sanitari, ciò malgrado nessuna delle due strutture sanitarie coinvolte ha voluto ammettere le proprie responsabilità: non è stato nemmeno possibile avviare un dialogo per intavolare una trattativa».

Da qui è nata la decisione di instaurare un processo di cognizione, ovvero una particolare procedura che, in ambito civile, permette di accertare i presupposti per l’azione risarcitoria.

«Si deve ritenere non adeguato e carente il management di quanto occorso a seguito del primo intervento chirurgico che, se trattato congruamente, avrebbe avuto con certezza minori conseguenze e con altissima probabilità si sarebbe risolto con la chiusura dell’ileostomia» si legge tra le conclusioni dei periti, nominati dal magistrato, riguardo l’operato dell’Usl 7, che hanno portato alla condanna da parte del giudice Eloisa Presenti.

Articolo del “Corriere del VenetoLINK agli articoli online:

il mattino di Padova 

il giornale di Vicenza