Giesse Risarcimento Danni segue risarcimento per caso di malasanità a Palermo.
La notizia del rinvio a giudizio di due medici e un’infermiera, ritenuti responsabili di un caso di malasanità a Palermo, in cui perse la vita la 54enne Rosa Biondo, viene riportata sul quotidiano “Giornale di Sicilia“.
Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in risarcimento a seguito di casi di malasanità, assiste i familiari della vittima che pretendono ora giustizia.
La paziente operata in clinica è morta, tre rinvii a giudizio
L’operazione, o ciò che ne seguì, andò male, ed ora saranno i giudici a stabilire se quella morte poteva essere evitata.
Il giudice dell’udienza preliminare Rosario Di Gioia, ha rinviato a giudizio due medici e un’infermiera della casa di cura Orestano con l’accusa di omicidio colposo nel caso che riguarda la morte di Rosa Biondo, donna di 54 anni di Carini, spirata poco più di un anno e mezzo fa per le complicazioni sorte in seguito ad un intervento chirurgico per l’asportazione di un «laparocele», cioè un’ernia addominale, effettuato proprio nella struttura privata.
Saranno processati i dottori Beniamino Sacco, Gabriella Amico e l’infermiera Malgorzata Sadowska. La famiglia della vittima, assistita da «Giesse Risarcimento Danni», spera ora di avere giustizia per una morte che fece subito scattare gli accertamenti della procura e l’autopsia.
La vicenda risale al 15 maggio del 2018 quando Rosa Biodo venne ricoverata alla Orestano per un intervento programmato al ventre. Venne operata il giorno dopo e fu poi trasferita nella sua camera per il decorso post-operatorio.
La sera stessa però, secondo una prima ricostruzione degli inquirenti che dovrà essere confermata durante il processo, durante il cambio della medicazione l’infermiera di turno si accorse che la benda era inzuppata di sangue.
Durante la notte per altre due volte l’infermiera fu costretta a cambiare medicazione e drenaggi perché l’emorragia non si fermava, la seconda volta scattò alcune foto e le inviò al chirurgo per capire quale catetere sostituire con esattezza. Il chirurgo, contattato via Whatsapp più volte dall’infermiera, rispose fino a notte fonda, ma la situazione precipitò.
La mattina dopo, furono predisposti esami approfonditi e la revisione chirurgica necessaria, ma le condizioni della paziente erano ormai gravissime e ogni intervento fu vano.
Stando alla consulenza medico-legale richiesta dal pm Claudia Bevilacqua, la morte di Rosa Biondo era evitabile: l’emorragia «si manifestò in un arco di tempo di circa dodici ore, durante il quale un adeguato e tempestivo rilievo dell’insorta complicanza e una sua attenta valutazione ne avrebbe permesso una precoce correzione».
Per questo i tre componenti del personale sanitario sono ora imputati di omicidio colposo: l’infermiera di turno per non aver allertato subito il medico di guardia; il chirurgo dell’intervento, per non aver vigilato correttamente sul percorso post-operatorio; il medico di guardia, per non aver verificato personalmente la situazione.
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