Malasanità a Sanremo: oltre mezzo milione di risarcimento danni

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Giesse Risarcimento Danni ottiene risarcimento per caso di malasanità a Sanremo. 

L’Asl 1 Imperiese è stata condannata a pagare oltre mezzo milione di euro di risarcimento per un caso di malasanità del 2017 in cui aveva perso la vita Loredana Berteina.

La notizia viene riportata nei quotidiani “Riviera 24” e “La Stampa“.

Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela dei familiari delle vittime di malasanità, ha assistito la famiglia Berteina in ambito civile riuscendo, tramite i propri legali, a ottenere un risarcimento di oltre mezzo milione di euro.

Morta dopo l’operazione, Asl1 Imperiese condannata a pagare più di mezzo milione di euro

Oltre mezzo milione di euro: è l’ammontare del risarcimento che, secondo una recente sentenza di primo grado del Tribunale civile di Imperia, dovrà pagare la Asl1 Imperiese ai familiari di Loredana Berteina, la 63enne di Taggia morta il 26 luglio 2017 in seguito a un intervento chirurgico di tiroidectomia totale all’ospedale di Sanremo.

La famiglia di Loredana si era affidata a Giesse Risarcimento Danni, gruppo che tutela i familiari delle vittime di malasanità, e al termine dell’accertamento tecnico preventivo conclusosi positivamente aveva intrapreso una causa civile, affiancata dall’avvocato Matteo Bonatti.

«Quasi 6 anni rivissuti ora in pochi secondi, con la lettura della sentenza che il Tribunale civile di Imperia ha notificato ai nostri legali. Non voglio soffermarmi sulle sensazioni iniziali, sulle difficoltà che abbiamo riscontrato fin da subito in una vicenda che ci ha colto di sorpresa, stravolgendo le nostre vite per sempre. Posso dire soltanto di essere soddisfatto perché la decisione del giudice è stata di totale accoglimento delle tesi dei nostri consulenti», sono le parole, a caldo, del figlio della Berteina.

Inequivocabile la sentenza del giudice Pasquale Longarini in cui si legge che «la paziente ha avuto una crisi ipertensiva nell’immediato post-operatorio e l’ipertensione è una condizione che può favorire il sanguinamento post chirurgico –  inoltre – il medico che ha avuto la responsabilità dell’assistenza post operatoria ha sottovalutato la situazione di rischio emorragico in cui la Berteina Loredana si trovava: per la patologia tiroidea; per la scelta di non aver seguito le Linee Guida a proposito della terapia antiaggregante e anticoagulante decidendo di mantenerle invariate; per la decisione di mettere un solo drenaggio aspirativo».

L’azienda ospedaliera, si legge poco più sotto, «non ha provato di aver esattamente adempiuto le sue prestazioni e che il danno lamentato da controparti non gli fosse imputabile (…) non ha dimostrato né che tale inadempimento non vi fosse ovvero che, pur esistendo, esso non era stato eziologicamente rilevante”.

Questa la conclusione del giudice: “Non vi è alcun dubbio sulla fondatezza della domanda risarcitoria, risultando provata la condotta imperita dei sanitari del nosocomio di Sanremo e la sussistenza del necessario nesso di causalità tra la condotta imperita degli stessi e l’esito letale, cui segue il diritto degli odierni ricorrenti al risarcimento dei danni, patrimoniali e non, subiti e subendi in conseguenza di tale riscontrata malpractice». La cifra del risarcimento, ovviamente, non indica il valore di una persona ma è il riconoscimento, da parte del giudice, di somme ricavate dall’applicazione di alcuni parametri che fanno riferimento a tabelle di origine giurisprudenziale.

«Voglio ringraziare i professionisti, le persone, gli esseri umani che ci hanno supportato a 360 gradi – conclude il figlio di Loredana – Quindi il team di Giesse Risarcimento Danni, l’avvocato Bonatti e tutti i nostri consulenti tecnici. La mia speranza è che d’ora in avanti, nelle strutture ospedaliere, venga adottato un protocollo rigido per evitare un’altra morte come quella di mia mamma».

Articolo di “Riviera 24

Donna muore dopo intervento: Asl dovrà risarcire i familiari

L’Asl 1 è stata condannata a pagare un risarcimento di mezzo milione di euro ai familiari di Loredana Berteina, la coltivatrice di Pompei deceduta all’ospedale di Sanremo il 26 luglio 2017 per una emorragia seguita a un intervento chirurgico alla tiroide.

Lo ha stabilito il giudice del tribunale civile Pasquale Longarini, riconoscendo la responsabilità dell’azienda sanitaria nella tragedia.

La sentenza civile arriva a quasi un anno dall’assoluzione nel processo penale (con formula piena, perché il fatto non sussiste) dei tre medici dell’Asl accusati dell’omicidio colposo della donna, l’anestesista Giorgio Paganini e gli otorinolaringoiatri Giovanna Gaggero e Antonio Cavallero.

Alla vigilia della decisione, gli avvocati della famiglia, Matteo Bonatti (per il figlio e la sorella) e Alessandro Gallese (per i nipoti) avevano ritirato la costituzione di parte civile, aprendo la strada alla causa ora terminata con la concessione dell’indennizzo.

Figlio e sorella della donna sono stati tutelati, oltre che dall’avvocato Bonatti, da Giesse Risarcimento Danni, gruppo che tutela i familiari delle vittime di malasanità.

Loredana Berteina, scrive il giudice, «ha avuto una crisi ipertensiva nell’immediato post-operatorio e l’ipertensione è una condizione che può favorire il sanguinamento post-chirurgico».

E ancora che «il medico che ha avuto la responsabilità dell’assistenza post-operatoria ha sottovalutato la situazione di rischio emorragico in cui la paziente si trovava: per la patologia tiroidea, per la scelta di non aver seguito le linee guida a proposito della terapia antiaggregante e anticoagulante, decidendo di mantenerle invariate, per la decisione di mettere un solo drenaggio aspirativo».

L’Asl dovrà pertanto risarcire i familiari in quanto «non ha provato di aver esattamente adempiuto le sue prestazioni e che il danno lamentato da controparti non gli fosse imputabile (…) non ha dimostrato né che tale inadempimento non vi fosse ovvero che, pur esistendo, esso non era stato eziologicamente rilevante».

«Quando ho letto la sentenza – dice il figlio di Loredana Berteina – ho rivissuto quasi 6 anni in pochi secondi. Non voglio soffermarmi sulle sensazioni iniziali, sulle difficoltà che abbiamo riscontrato fin da subito in una vicenda che ci ha colto di sorpresa, stravolgendo le nostre vite per sempre

La mia  speranza è che d’ora in avanti, nelle strutture ospedaliere, venga adottato un protocollo rigido per evitare un’altra morte come quella di mia mamma».

Articolo de “La Stampa

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