Giesse Risarcimento Danni segue processo per infortunio sul lavoro a Piacenza.
Il patteggiamento a un anno e dieci mesi di reclusione, ottenuto dai sue soci della società di Piacenza per la quale lavorava Islam Kamrul, viene riportata sul quotidiano “Libertà”.
Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in risarcimento a seguito di infortuni sul lavoro, è stato accanto ai familiari della vittima per l’intero processo.
Patteggiano un anno e 10 mesi per la morte di un operaio
Hanno patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione, pena sospesa, per concorso in omicidio colposo i due soci amministratori della società Isol Term, con sede legale nel Catanese, per la morte di Islam Kamrul, operaio 31enne di origini bengalesi residente a Torino, morto tre anni fa sul posto di lavoro in un capannone del quartiere logistico di Piacenza.
Nell’udienza preliminare celebratasi ieri mattina il giudice Luca Milani ha accolto l’istanza di patteggiamento presentata dai legali dei due imputati in accordo col Pubblico Ministero Emilio Pisante.
Soddisfazione per l’esito del processo viene espressa dai rappresentanti di Giesse Risarcimento Danni, che con i propri avvocati ha assistito i familiari della vittima, risarciti per la perdita del familiare.
Era il 9 giugno del 2018 e Islam Kamrul, insieme ad alcuni colleghi, si trovava impegnato in un cantiere edile del polo logistico di Piacenza col compito di provvedere all’isolamento termico delle tubature. L’incidente avvenne mentre l’operaio stava utilizzando una piattaforma elevatrice. «A causa del blocco del cestello l’operaio rimase incastrato col collo tra il parapetto e il soffitto – spiega Giesse – finendo per rimanere soffocato.
A rendere fatale l’incidente anche il fatto che in quel momento Islam stesse lavorando da solo, coi colleghi che soltando dopo qualche minuto si accorsero dell’accaduto». Così la società che si occupa di infortuni sul lavoro ricostruisce la tragedia: «Islam, che manovrava la piattaforma tramite un joystick, sporgendosi dal parapetto impattò involontariamente sul soffitto, causando il colpo che portò il cestello al blocco di emergenza: solo l’ausilio di un collega alla base della piattaforma avrebbe potuto liberarlo abbassando il cestello, ma nonostante questo fosse espressamente indicato nel manuale di utilizzo, l’operaio si trovava da solo. Addirittura non era inserita la chiave nel selettore e fu impossibile quindi per lui resistere alla compressione». Nulla potero fare i colleghi e invano il personale del 118 cercò di rianimare il giovane operaio.
«Un’altra fine tragica che si poteva evitare – commentano Michele De Bona e Paolo Notari della sede Giesse di Parma -. La dinamica evidenzia sia quanto deve aver sofferto Islam, sia quanto fosse facilmente evitabile quanto accaduto se fossero state rispettate le più banali norme di sicurezza».
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