Incidente stradale mortale ciclista Udine

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Travolse e uccise un ciclista condannato a dieci mesi

La vittima era Marco Muner, 45enne tolmezzino. Assolto un altro camionista

L’incidente sulla statale. La polizia locale lanciò un appello per trovare testimoni

 

TOLMEZZO – UDINE. Per ricostruire la dinamica dell’incidente che costò la vita a Marco Muner, 45enne tolmezzino travolto e ucciso sulla statale 52 mentre rincasava in bicicletta, la polizia locale aveva dovuto lanciare un appello alla ricerca di testimoni, vista la complessa dinamica dei fatti.

Due le persone che si sono ritrovate a rispondere dell’accusa di omicidio colposo. A distanza di più di quattro anni, il tribunale di Udine ha condannato il camionista Luigi Parnenzini, 50enne udinese difeso dall’avvocato Roberto Mete, a 10 mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali, pena sospesa e non menzione. Ha assolto invece il 36enne di Fagagna Alessandro Cantin, assistito dagli avvocati Giuseppe Nais e Massimo Raffa, un responso che è stato già impugnato dalla pubblica accusa.

Era il pomeriggio del 2 novembre 2015. Muner, appassionato di bici, stava concludendo il giro di allenamento sulla statale, quando fu travolto. Secondo la ricostruzione di Pierdamiano Duria, consulente tecnico nominato dal pm Barbara Loffredo, Muner si apprestava a superare un furgone che il conducente impegnato in una telefonata aveva fermato sulla banchina. Parnenzini, al volante di un autocarro Fiat Iveco, “Sorpassava lo stesso ciclista senza concedere un giusto spazio laterale allo stesso tanto che la manovra di sorpasso induceva Muner all’urto contro lo spigolo del veicolo fermo a lato strada e, di conseguenza a detto urto, Muner cadeva e rovinava al suolo”.

In seguito, mentre l’autocarro Iveco riusciva con una manovra di emergenza sterzando a sinistra e frenando a evitare il corpo di Muser a terra, Cantin, alla guida di un altro autocarro, non riusciva a evitare l’impatto con l’uomo che era steso sull’asfalto e lo investiva cagionandogli lesioni che poche ore dopo ne avrebbero determinato la morte. E mentre il pm aveva proposto una condanna a 1 anno e 6 mesi, l’avvocato Mete aveva chiesto per Pamenzini l’assoluzione per non aver commesso il fatto, mentre il collegio difensivo di Cantin chiedeva l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.

Il giudice ha riconosciuto la responsabilità di Pemenzini nell’incidente “Sia per il fatto di non aver notato la presenza del ciclista sia per aver posto in essere una manovra di sorpasso azzardata”. Ha inoltre riconosciuto un concorso di colpa del 30 per cento alla vittima. Quanto alla posizione di Cantin, il giudice non ha ravvisato profili colposi nella sua condotta, ritenendo l’investimento “imprevedibile e impossibile da evitare a causa del limitato tempo di reazione”.

A rappresentare i familiari della vittima – assistiti da Giesse risarcimento danni di Gemona, gruppo specializzato nel risarcimento di incidenti stradali mortali – che si sono costituiti parte civile, era l’avvocato Gaddo Cecovini. Il difensore di Pamenzini ha già proposto appello confidando in un’integrale riforma della sentenza di primo grado. “Siamo fermamente convinti che i rilievi tecnici eseguiti e le dichiarazioni testimoniati, che hanno fatto luce sulla posizione dei veicoli coinvolti nel sinistro al momento dell’urto fatale, escludano qualsivoglia responsabilità a carico del mio cliente – precisa Mete -, la cui condotta non ha avuto rilievo alcuno nell’incidente mortale”.

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