Incidente mortale con lo scooter a Jesolo: processo e risarcimento

Giesse Risarcimento Danni ottiene risarcimento per incidente stradale mortale a Jesolo. 

La fine del processo riguardante l’incidente stradale mortale del 2014 a Jesolo, in cui perse la vita il ventenne Marco Dragoti, viene riportata nei quotidiani “Il Gazzettino“, “Corriere del Veneto“, “La Nuova di Venezia-Mestre“.

Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela dei familiari delle vittime di incidenti mortali, ha assistito la famiglia Dragoti fin dall’inizio riuscendo a ottenere un risarcimento in ambito civile.

Ventenne morì in via Pirami: assolti i due funzionari del Comune

Sono stati assolti dall’accusa di omicidio colposo e omicidio stradale Renato Segatto, 63enne di San Donà, direttore dell’Area Tecnica lavori pubblici ed urbanistica del Comune di Jesolo, e Giuseppe Borin, 54enne di Jesolo, amministratore unico della Jesolo Patrimonio srl.

Segatto, secondo la pubblica accusa, aveva omesso di vigilare sull’operato della società concessionaria del servizio di manutenzione delle strade comunali (la Jesolo Patrimonio, appunto).

Mentre Borin non aveva approntato i necessari interventi di manutenzione in via Pirami dove si erano prodotti una serie di cedimenti del tratto stradale in cui la sera del 26 marzo 2014 il ventunenne Emarket “Marco” Dragoti ebbe un gravissimo incidente con la moto, tanto che spirò cinque giorni dopo.

Il giudice, nonostante la sentenza di condanna del Tribunale civile, già passata in giudicato, non ha ravvisato responsabilità penali in capo ai due imputati e li ha assolti.

Giesse Risarcimento Danni ha assistito la famiglia accompagnandola con il proprio legale, l’avvocato Chiara Bidon, nelle varie fasi processuali.

«Siamo delusi e sconfortati – commenta il padre, Fadil Dragoti – Certo, nemmeno una sentenza di condanna ci avrebbe riportato indietro nostro figlio e niente potrà mai lenire il nostro dolore che è ancora fortissimo ma ci aspettavamo, dopo l’esito della causa civile, anche una condanna penale.

Marco era un ragazzo d’oro e ci manca tantissimo, ma il suo pensiero ci accompagna in ogni cosa che facciamo. Questa sentenza rende tutto più doloroso e difficile».

I due funzionari erano accusati di omicidio colposo e omicidio stradale e la Procura aveva chiesto due anni di carcere a testa.

Stando alla tesi dell’accusa Borin e Segatto non avevano portato avanti «le necessarie opere di manutenzione ordinaria» di via Pirami «laddove – si legge nel capo d’imputazione – si erano prodotti una serie di cedimenti del tratto stradale, tali da determinare vere e proprie buche».

Una ricostruzione che le difese, affidate ai penalisti Rodolfo Marigonda e Fabio Moretti – hanno ribattuto su ogni punto spiegando come gli stessi vigili urbani, compreso l’agente intervenuto dopo l’incidente e un altro vigile residente in zona e andato in pensione da poco, hanno escluso durante le loro testimonianze che la strada presentasse buche, perché si era intervenuti più volte con rappezzi a colmarle.

Hanno anche detto che la strada non risultava pericolosa e che mai avevano ricevuto segnalazioni al riguardo.

Articolo de “Il Gazzettino

Morto nell’incidente, dirigenti pubblici assolti. La famiglia: doloroso

Alla fine ha prevalso la linea della difesa, secondo cui gli stessi vigili urbani intervenuti avevano escluso la presenza di buche così pronunciate e non c’erano state segnalazioni al riguardo.

Così la morte a vent’anni di Emarket “Marco” Dragoti per l’incidente stradale del 26 marzo 2014 in via Pirami a Jesolo è stata una semplice tragedia.

Ieri il giudice ha assolto i due funzionari pubblici che, secondo la Procura che aveva chiesto una condanna a due anni, su quella strada avevano gli obblighi di manutenzione: Renato Segatto e Giuseppe Borin, rispettivamente direttore dei Lavori Pubblici del Comune di Jesolo e amministratore unico di Jesolo Patrimonio, difesi dall’avvocato Rodolfo Marigonda.

Una sentenza che ha gettato nello sconforto i familiari della vittima, che si erano rivolti a Giesse Risarcimento Danni e avevano già ottenuto un risarcimento in sede civile.

La tesi era che quella sera la strada fosse buia e molto dissestata e per questo il giovane avesse perso il controllo del motorino per poi scontrarsi con un’altra auto.

«Siamo delusi e sconfortati – commenta il padre Fadil Dragoti – Marco era un ragazzo d’oro e ci manca tantissimo, se la strada fosse stata sistemata, non sarebbe morto».

Articolo del “Corriere del Veneto

Strada dissestata e schianto mortale: due dirigenti assolti

Assolti perché il fatto non sussiste per l’incidente mortale a Jesolo, l’allora amministratore di Jesolo Partrimonio, Giuseppe Borin, e il dirigente ai lavori pubblici in Comune, Renato Segatto, non avevano alcuna responsabilità nell’incidente del 2014 in cui perse la vita il 20enne Emarket Dragoti in via Pirami.

I familiari del giovane sono disperati: «Questa sentenza rende tutto ancora più difficile e doloroso».

Erano accusati di omicidio colposo e omicidio stradale Renato Segatto, 63enne di San Donà, direttore dell’Area Tecnica Lavori Pubblici e Urbanistica del Comune di Jesolo, e Giuseppe Borin, 54enne di Jesolo, amministratore unico della Jesolo Patrimonio srl.

Segatto, secondo la pubblica accusa, aveva omesso di vigilare sull’operato della società concessionaria del servizio di manutenzione delle strade comunali e Borin non aveva approntato i necessari interventi di manutenzione in via Pirami, dove si erano formati dei cedimenti.

Il giudice, nonostante la sentenza di condanna del tribunale civile passata in giudicato, non ha ravvisato responsabilità penali in capo ai due imputati e li ha assolti.

Giesse Risarcimento Danni ha assistito la famiglia del giovane, mentre Borin  si è affidato all’avvocato di Jesolo Rodolfo Marigonda.

«Siamo delusi e sconfortati – commenta il padre del giovane, Fadil Dragoti – Certo, nemmeno una sentenza di condanna ci avrebbe riportato indietro nostro figlio e niente potrà mai lenire il nostro dolore, ma ci aspettavamo, dopo l’esito della causa civile, anche una condanna penale. Se la strada fosse stata sistemata prima nostro figlio non sarebbe morto».

Articolo de “La Nuova di Venezia e Mestre