Incidente mortale a Milano: autista del bus in chat a luci rosse

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Giesse Risarcimento Danni segue il risarcimento per incidente stradale mortale a Milano

I risultati degli accertamenti chiesti dal pm sull’incidente stradale mortale a Milano, in cui fu investita e uccisa la 53enne Cristina Conforti, sono stati pubblicati sui quotidiani “Il Corriere della sera” e “Il Giorno“.

Giesse Risarcimento Danni – gruppo specializzato in incidenti stradali mortali con sede anche a Monza – sta seguendo l’iter giudiziario per conto della famiglia. Durante le indagini è emerso che l’autista dell’autobus, nei minuti precedenti all’investimento a Milano, era impegnato in una conservazione a luci rosse su Messenger.

Si attende ora la decisione del giudice in merito al rinvio a giudizio dell’imputato o all’eventuale accoglimento di un rito alternativo. Giesse seguirà  la vicenda con attenzione sia sul piano penale sia su quello del risarcimento.

Cristina, travolta dall’autobus: «L’autista era su una chat a luci rosse»

Milano, la perizia sullo smartphone del conducente. I pm chiedono il rinvio a giudizio.

«Ciao tesoro tutto ok?». È questa l’unica parte riferibile della conversazione preparatoria di un incontro a luci rosse che l’autista del bus 727 stava intrattenendo in una chat di Messenger, il servizio di messaggistica di Facebook, mentre era al volante del mezzo pubblico lungo via Gorki, un lungo rettilineo che costeggia il perimetro del Parco Nord di Cinisello Balsamo, nell’hinterland nord di Milano.

Sono le 15.25 dell’11 dicembre 2020, quando lo scambio a luci rosse si interrompe. L’orario è decisivo nella contestazione di omicidio stradale mossa dalla procura di Monza al conducente Atm (l’azienda del trasporto pubblico milanese).

Alle 15.27, infatti, Areu, l’agenzia per il soccorso regionale lombardo, registra la chiamata per l’invio dei soccorsi in via Gorki, all’altezza delle strisce pedonali del civico 77.

L’autobus, negli istanti precedenti, aveva appena colpito Cristina Conforti, 53 anni, impiegata presso il vicino comune di Bresso, madre di due figli. La donna stava tornando da una passeggiata nel verde.

Era sull’attraversamento pedonale quando viene investita dal mezzo condotto dal 49enne, che proprio in quell’attimo fatale era impegnato, secondo le conclusioni del sostituto procuratore Michela Versini, in uno scambio di messaggi pornografici via Messenger.

L’imputato è un 49enne brianzolo, e nei suoi confronti gli inquirenti hanno chiesto il rinvio a giudizio (l’udienza è fissata il 22 giugno davanti al gup Marco Formentin).

Decisivi, per lo sviluppo delle indagini, sono stati gli accertamenti svolti su incarico del pm sul telefono dell’autista, a cura del consulente tecnico Maria Pia Izzo. Il magistrato ha disposto il sequestro dell’hard disk delle telecamere interne del bus, che però non ha dato risultati perché guasto, secondo quanto riferito da fonti legali.

La dinamica parziale dell’incidente è stata registrata da un altro mezzo pubblico che passava nello stesso momento. Ma è la perizia sullo smartphone dell’imputato che ha aggravato ulteriormente la posizione dell’autista.

È emerso infatti che l’uomo era impegnato in una conversazione per concordare prestazioni sessuali con un’altra persona, nella quale ha mandato quattro invii di testo, ognuno con relativa risposta, tra le-15.20 e le 15.25 (l’interlocutore gli manderà anche l’estratto di un video di Pornhub alle 15.42), e la morte della donna è da collocare poco prima delle 15.27.

Circostanza molto grave, se confermata, che viene inserita nello stesso capo di imputazione. Il «conducente» si legge nella richiesta di rinvio a giudizio «non prestava adeguata attenzione alla guida, essendo impegnato in conversazioni scritte via Facebook», tanto da «urtare con il pneumatico il cordolo in cemento del marciapiede, non accorgendosi della presenza del pedone», così «colpendo la con il cristallo del parabrezza e proiettandola alla base dell’autobus» per poi investirla e «trascinarla fino alla fine della corsa», e causarne il decesso.

«Non sapevamo neppure con quali parole spiegare ai familiari di Cristina l’utilizzo che questa persona stava facendo del proprio cellulare – ha detto Fernando Rosa, responsabile di Giesse Risarcimento Danni di Monza, agenzia alla quale si sono rivolti i parenti della vittima – inaudito morire in simili circostanze. Inizialmente sembrava solo una banale distrazione, invece è emerso qualcosa che non ci saremmo mai aspettati».

Da Atm fanno sapere che il loro dipendente, subito dopo il fatto, è stato immediatamente sospeso sia dalla guida, sia da altre attività che hanno a che fare con il servizio su strada e destinato ad altre mansioni, in attesa del giudizio.

Articolo del “Corriere della Sera

Travolta e uccisa dall’autobus, l‘autista era sulla chat a luci rosse

Milano, l’incidente nel 2020: il pullman prese un cordolo e finì su un’impiegata di 53 anni che tornava a casa. Il dipendente dell’azienda di trasporti verso il processo. «Organizzava col telefonino incontri erotici»

Stava chattando con il telefonino su Messenger per organizzare incontri a luci rosse quando ha urtato con una ruota il cordolo del marciapiedi e caricato sul parabrezza del pullman una donna che stava attraversando la strada sulle strisce pedonali, arrotata, trascinata dal mezzo di servizio pubblico e uccisa.

Così il pomeriggio dell’11 dicembre 2020, mentre stava tornando a casa dal lavoro, è morta Cristina Conforti, 53enne impiegata amministrativa di Cinisello Balsamo nell’hinterland milanese.

L’autista del bus Atm Massimiliano D’Agostino, 48enne di Monza, ora ha ricevuto dalla Procura di Monza la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio stradale e il 22 giugno dovrà presentarsi in Tribunale per l’udienza preliminare. Dopo l’incidente aveva dichiarato agli agenti di polizia locale di non ricordare nulla di quanto avvenuto, a causa di un forte choc.

Ma a ricostruire l’accaduto è stata la perizia disposta dalla pm Michela Versini sul telefono cellulare del 48enne, che ha evidenziato l’utilizzo del dispositivo mentre l’autista era alla guida, proprio fino ai momenti che hanno preceduto la tragedia, già da una mezz’ora, prima con una persona a cui ha chiesto prestazioni sessuali, scambiandosi anche foto e video a luci rosse, poi con un’altra.

Mancavano pochi minuti alle 15.30 quando Cristina Conforti, nell’attraversare la strada in prossimità delle strisce pedonali, all’improvviso è stata travolta e uccisa dal bus di linea.

Secondo quanto ricostruito dalla perizia sul telefonino disposta dalla pubblica accusa l’autista ha interrotto la chat alle 15.25, mentre la prima chiamata di soccorso al 118 è stata registrata alle 15.27. Proprio in quei momenti, Cristina Conforti si è vista piombare addosso il mezzo pubblico.

L’incidente è stato ripreso dalla telecamera frontale dalla metrotranvia della linea 31, in quei momenti a poca distanza. Nelle immagini si intravede Cristina Conforti attraversare la strada da sinistra verso destra rispetto alla direzione di marcia del bus Atm, raggiungendo quasi il marciapiede quando improvvisamente viene travolta.

All’arrivo dei soccorsi per la 53enne non c’era più nulla da fare. La perizia doveva estrapolare anche i dati delle telecamere di videosorveglianza montate sul bus, ma l’hard disk che avrebbe dovuto salvarli è risultato guasto, pertanto non è stato possibile recuperare neppure un fotogramma dell’incidente mortale.

Ora all’udienza preliminare l’imputato potrà fornire la sua versione dei fatti e presentare una propria consulenza tecnica. Ad assistere la famiglia della vittima per il risarcimento dei danni la Giesse Risarcimento Danni ai Monza, il gruppo specializzato nella gestione di sinistri mortali.

«Non sapevamo neppure con quali parole riuscire a spiegare ai familiari di Cristina l’utilizzo che questa persona stava facendo del proprio cellulare – sottolinea Fernando Rosa, responsabile della società-. Inizialmente sembrava solo una banale distrazione, invece è emerso qualcosa che non ci saremmo mai aspettati».

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