Giesse Risarcimento Danni segue risarcimento per caso di malasanità a Genova.
La decisione dei giudici di stabilire un’invalidità del 10% e non più del 50%, a seguito del caso di malasanità all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, viene riportata sui quotidiani “La Stampa” e “Il Secolo XIX”.
Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in casi di malasanità con sedi in tutt’Italia, assiste i familiari del bimbo.
Prematuro al Gaslini subì un’amputazione. Invalidità solo al 10%
Invalidità riconosciuta soltanto al 10 per cento dopo l’amputazione di un braccio perché disabile.
A denunciare questo caso è il gruppo Giesse, specializzato nell’assistenza di persone che subiscono lesioni gravi o gravissime (e che negli anni ha seguito importanti vicende di cronaca come il crollo del ponte Morandi, il naufragio della Concordia, i disastri ferroviari di Viareggio e Andria-Corato).
Il protagonista è un bimbo di Sanremo, all’epoca di appena un mese di vita, oggi di 8 anni. Il bimbo è nato al Gaslini di Genova a maggio 2013, fortemente prematuro, alla ventitreesima settimana: pesava meno di un chilo.
E’ stato salvato dai medici del Gaslini che poi lo hanno sottoposto a una infusione di piastrine: da questa sarebbe derivata una lesione dei tessuti vasta che ha comportato poi l’amputazione di un braccio.
Il piccolo aveva i vasi molto fragili e una necrosi ha portato poi alla tragica decisione di amputare il braccio. E’ in quel momento che i genitori del piccolo si rivolgono al gruppo Giesse.
Viene avviato un accertamento tecnico preventivo per stabilire le cause dell’amputazione e il giudice del tribunale civile di Genova incarica due periti, che, fa sapere Giesse, confermano «il nesso di causa tra la mancata sorveglianza all’infusione e la perdita dell’arto superiore destro» del bimbo.
Poi, però, si valuta la quantificazione del danno: «si ritiene che la quantificazione del danno sia nella misura del 50% di invalidità permanente».
Ma si evidenziano le «problematiche legate alla grave prematurità» e un «ritardo nel neurosviluppo con disabilità intellettive e difficoltà socio comunicative».
Da Giesse, specificano che «il bimbo è nato con un grave ritardo neurocognitivo che lo rende già invalido all’80%, l’ulteriore invalidità provocata dall’amputazione del braccio è valutata dai periti in relazione al 20% di abilità» dunque il 10% (visto che è amputato un braccio). Una beffa, secondo i genitori del piccolo e per Giesse, tanto più che il bimbo ha già le sue difficoltà. I genitori annunciano una causa civile.
Articolo de “La Stampa”
«Invalidità ridotta al 10 per cento perché il nostro bimbo era disabile»
Il piccolo, nato prematuro, aveva subito l’amputazione di un braccio dopo un’errata infusione di piastrine. Sotto accusa la decisione dei periti.
Il piccino nasce alla ventitreesima settimana, fortemente prematuro, all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova. Dopo un mese di cure e assistenza, durante un’infusione di piastrine nel sangue, qualcosa non va per il meglio.
L’avambraccio destro è in necrosi e l’unica soluzione è amputarlo. Iniziano così il dramma e la battaglia legale di una famiglia sanremese. E se i consulenti tecnici del giudice civile da una parte evidenziano un errore del personale dell’ospedale, dall’altra aggiungono un ulteriore peso dei due genitori.
Prima riconoscono al bimbo un’invalidità del 50 percento per la perdita dell’arto. Poi ricordano che il piccolo è affetto da un serio deficit cognitivo dovuto alla nascita prematura.
Così quella percentuale scende al 10, perché il 50 percento viene calcolato non sulle facoltà psico-motorie di un neonato in perfetto stato di salute, ma su quelle di uno già in gravi difficoltà.
«Una discriminazione fatta sulla base della valutazione di una condizione psichica, che ci lascia increduli e basiti», dicono i genitori attraverso la società Giesse risarcimento danni, alla quale si sono affidati per l’assistenza legale. La vicenda risale al 2013.
Le osservazioni dei consulenti medico legali contestate dai genitori sono avvenute davanti al giudice civile Domenico Pellegrin in sede di accertamento tecnico preventivo. Un tentativo di conciliazione che però non è andato a buon fine.
Ora la famiglia sta avviando la causa legale vera e propria. Anche perché dalla percentuale di invalidità dipenderà il risarcimento. Che servirà per soddisfare le tante esigenze mediche del piccolo. La cui invalidità, sempre secondo i consulenti, solo contando il deficit cognitivo è dell’80 percento.
Dal Gaslini spiegano che «abbiamo dimostrato in tutte le sedi come non ci siano responsabilità da parte dei nostri operatori circa quanto accaduto al minore, che è stato purtroppo furto di una complicanza non prevista e non prevedibile subentrata nell’iter clinico.
Esprimiamo assoluta vicinanza alla famiglia. Ma ciò che è stabilito dai consulenti del giudice ha portato ad un minimo riconoscimento di un danno aggiuntivo del maggior danno predominante».
Articolo de “Il Secolo XIX“Leggi la notizia anche qui: