Giesse Risarcimento Danni segue processo per incidente stradale mortale a Jesolo.
La condanna a due anni di reclusione, chiesta dal pubblico ministero per ciascuno dei due imputati ritenuti responsabili dell’incidente mortale a Jesolo, in cui perse la vita il ventenne Marco Dragoti, viene riportata sui quotidiani “La Nuova di Venezia e Mestre“, “Il Gazzettino“, “Corriere del Veneto“.
Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nel risarcimento a seguito di incidenti stradali mortali, assiste la famiglia della vittima.
Omicidio stradale. Il pm: pena di due anni ai dirigenti comunali di Jesolo
È arrivato alle battute finali il processo che vede accusati di omicidio stradale colposo Giuseppe Borin, quale amministratore unico della Jesolo Patrimonio Srl (la società concessionaria del servizio di manutenzione e gestione del patrimonio del Comune di Jesolo) e il direttore dell’Area Tecnica Lavori pubblici del Comune, Renato Segatto, accusato di non aver adeguatamente vigilato sull’opera della concessionaria della manutenzione.
La giudice Daniela Defazio emetterà la sua sentenza il 1 dicembre, decretando se siano state o meno “buche” e “rattoppi” in via Pirami a far perdere il controllo dello scooter a Emarket “Marco” Dragoti, facendolo finire contro un’auto che sopraggiungeva in senso opposto, morendo a soli 20 anni. Era il 26 marzo 2014.
Ieri l’ultimo confronto tra accusa e difesa. La Procura è andata dritta per la sua strada, chiedendo di condannare i due imputati a due anni di reclusione ciascuno, ritenendoli responsabili delle condizioni in cui versava la strada e, di conseguenza, dell’incidente dall’esito mortale.
Tanto, che la strada era stata riasfaltata dopo l’incidente mortale. A queste conclusioni – è stato ricordato – è giunto anche il Tribunale civile, che ha condannato il Comune di Jesolo a risarcire la famiglia del giovane, evidenziando come la strada non fosse illuminata, fosse priva di segnaletica e presentasse l’asfalto in pessimo stato.
Dall’altra parte, gli avvocati Marigonda e Moretti si sono battuti, negando che la strada fosse pericolosa, citando le testimonianze di due vigili urbani che hanno escluso la presenza di buche (parlando di rattoppi di asfalto), hanno detto di non aver mai ricevuto segnalazioni sulla pericolosità della strada e di non aver potuto ricostruire le cause dell’improvviso spostamento verso sinistra della moto, finita contro un’auto che procedeva in senso opposto.
Le difese hanno poi evidenziato come il consulente della Procura – incaricato a 9 mesi dall’incidente, dopo l’archiviazione della posizione dell’automobilista coinvolto – non abbia potuto analizzare la moto, tanto da non poter escludere un guasto.
«Ce l’ho ancora a casa io la moto!», ha scandito forte dal pubblico il padre del ragazzo, rappresentato nella causa dalla Giesse Risarcimento Danni, che con l’avvocata Chiara Bidon si era opposta all’archiviazione inizialmente richiesta dalla Procura anche per la posizione dei due indagati, ottenendo un supplemento d’inchiesta e poi il rinvio a giudizio.
«Nessuno riporterà indietro nostro figlio e niente potrà lenire il nostro dolore», ha detto l’uomo al termine dell’udienza, «ma lui è sempre con noi. Dopo l’esito della causa civile, ci aspettiamo una condanna anche penale».
I difensori Marigonda e Moretti – da parte loro – hanno sostenuto che la causa civile sia partita «dall’assunto che via Pirami fosse piena di buche, quando qui i testi hanno detto che così non era, essendo presenti rappezzi come in molte strade».
Parola alla giudice.
Articolo de “La Nuova di Venezia e Mestre”
Jesolo Patrimonio, due richieste di condanna: omicidio stradale
Emarket “Marco” Dragoti è morto il 31 marzo 2014, a 21 anni, cinque giorni dopo l’incidente avuto in sella alla sua moto in via Pirami a Jesolo.
Per la Procura la colpa di quella morte è di Giuseppe Borin, amministratore unico di Jesolo Patrimonio (società concessionaria del servizio di gestione e manutenzione del demanio del Comune) e Renato Segatto, direttore dell’area tecnica lavori pubblici e urbanistica dello stesso ente.
Per loro, accusati di omicidio colposo e omicidio stradale, ieri mattina ha chiesto due anni di carcere a testa. La sentenza è in agenda il primo dicembre.
Stando alla tesi dell’accusa, Borin e Segatto non avevano portato avanti «le necessarie opere di manutenzione ordinaria» di via Pirami «laddove – si legge nel capo d’imputazione – si erano prodotti una serie di cedimenti del tratto stradale, tali da determinare vere e proprie buche».
E, continua l’atto di accusa, «proprio a causa del dissesto del manto stradale in difetto di segnaletica che adeguatamente evidenziasse la necessità di particolare cautela nel tratto», la sera del 26 marzo di otto anni fa avveniva l’incidente tra la moto di Dragoti e una Golf, il cui guidatore era prima stato indagato e poi archiviato.
Una ricostruzione che le difese, affidate ai penalisti Rodolfo Marigonda e Fabio Moretti, hanno ribattuto su ogni punto, spiegando come gli stessi vigili urbani, compreso l’agente intervenuto dopo l’incidente e un altro vigile residente in zona e andato in pensione da poco, hanno escluso durante le loro testimonianze che la strada presentasse buche, perché si era intervenuti più volte con rappezzi a colmarle.
Hanno anche detto che la strada non risultava pericolosa e che mai avevano ricevuto segnalazioni al riguardo.
Tensione, poi, quando una delle difese ha spiegato come lo stesso consulente di parte della Procura – chiamato in causa dopo l’archiviazione dell’automobilista della Golf – non aveva potuto studiare la moto e non poteva escludere un guasto o un malore del ragazzo all’origine del sinistro, il padre di Dragoti si è innervosito e ha urlato in aula «ce l’ho ancora a casa io la moto» per poi calmarsi subito.
Quella sera del 26 marzo 2014 Emarket Dragoti stava rientrando a casa, percorrendo via Pirami, in sella al suo scooter. All’improvviso il mezzo è sbadato verso la corsia opposta, dove in quel momento arrivava una Golf con a bordo una famiglia jesolana.
Tremendo l’impatto, poi il coma e la morte dl giovane. All’inizio le indagini avevano toccato solo il conducente della Golf, concludendosi con una richiesta di archiviazione.
Nell’opposizione presentata dal legale fiduciario della Giesse Risarcimento Danni (cui la famiglia di Marco si rivolse), l’avvocato Chiara Bidon, erano state evidenziate le condizioni della strada.
Anche questo secondo filone d’inchiesta si era chiuso con una richiesta di archiviazione. Di fronte a una nuova opposizione, accompagnata da altra documentazione (dove si ravvisava anche la mancanza di segnaletica stradale che avvertisse del pericolo), il gip aveva disposto un supplemento di indagini, giungendo a ravvisare il nesso di causa tra le condizioni della strada e l’incidente.
Articolo de “Il Gazzettino”
Incidente nella strada piena di buche. Il pm chiede due anni per i funzionari
Se lui è morto a vent’anni in quell’incidente stradale, la colpa è stata anche delle buche e dei rattoppi in via Pirami a Jesolo. E la «colpa» sarebbe anche dei funzionari pubblici che su quella strada avevano gli obblighi di manutenzione.
Così la Procura ieri mattina ha chiesto una condanna a due anni per gli imputati Renato Segatto e Giuseppe Borin, rispettivamente direttore dei Lavori Pubblici del Comune di Jesolo e amministratore unico di Jesolo Patrimonio, la società a cui erano affidate le manutenzioni.
Secondo la tesi dell’accusa e dei familiari di Emarket “Marco” Dragoti, che si sono rivolti a Giesse Risarcimento Danni, quella sera la strada era buia e molto dissestata.
Dalle testimonianze raccolte, la luce del motorino di Marco aveva cominciato a traballare sul tratto di asfalto ammalorato, per poi deviare a causa della perdita di controllo dello scooter fino a scontrarsi con un’altra auto.
La difesa invece ha sostenuto che gli stessi vigili urbani intervenuti avessero escluso la presenza di buche, così pronunciate e che non c’erano mai state segnalazioni a riguardo.
Articolo del “Corriere del Veneto“